L’associazione europea del settore Flexible Demand Management, smartEn, di cui EPQ è Executive Member, ha realizzato un report che individua i sette principali ostacoli al pieno sviluppo del mercato della demand-side flexibility e fornisce indicazioni pratiche per superarli.
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Cos’è la demand-side flexibility?
La demand-side flexibility (DSF) è la capacità di rispondere alle esigenze di Rete da parte dei consumatori, modulando in modo dinamico generazione e consumi elettrici, sia autonomamente, sia tramite aggregatore.
Per leggere subito il report "Implementing EU laws: A guide to activate demand-side flexibility in the EU 27 Member States" è possibile cliccare l'immagine che porta al sito di smartEn.
Perché la flessibilità energetica è la soluzione ideale alle attuali sfide del mercato dell’energia?
L’Italia, come gli altri Paesi dell’Unione Europea, sta affrontando sfide sempre più complesse per:
- contenere i costi dell’energia
- migliorare la competitività industriale
- integrare con efficacia le fonti rinnovabili non programmabili
Per questa ragione, oggi è più che mai strategico implementare soluzioni che incrementino efficienza e resilienza.
Infatti, i crescenti costi dell’energia non mettono solo in difficoltà i cittadini e le cittadine europee, ma minano anche la competitività industriale, mentre le reti elettriche sono sempre più congestionate a causa della rapida diffusione delle rinnovabili.
Abilitando edifici, veicoli elettrici e processi industriali alla modulazione dei consumi elettrici in risposta alle necessità di Rete, la demand-side flexibility è la soluzione ideale per rispondere alle già menzionate sfide, perché consente di contenere i prezzi dell’energia, ridurre i costi di sistema e ottimizzare i consumi delle imprese.
Come si sta sviluppando il settore della demand-side flexibility in Italia?
In Italia, seppur lentamente, i servizi di flessibilità stanno evolvendo sia attraverso meccanismi impliciti - come l’arbitraggio - sia, in seguito all’evoluzione della normativa europea, mediante la diffusione di progetti pilota noti come “mercati locali della flessibilità”, promossi dai gestori di rete di distribuzione (DSO).
Diverse aziende leader nel settore della Flexible Demand Management Industry (FDMI) si sono strutturate per offrire soluzioni che consentano a imprese e consumatori di sfruttare tali opportunità, attraverso tecnologie e servizi che favoriscono un consumo energetico più efficiente e flessibile, contribuendo concretamente alla crescita economica e alla transizione energetica.
E come procede l’implementazione in Europa?
La normativa comunitaria prescrive già agli Stati membri la demand-side flexibility come soluzione alle pressanti sfide in materia di energia. Tuttavia, nonostante le chiare indicazioni legislative, l’implementazione sul territorio europeo è piuttosto frammentaria; sono diversi gli Stati UE che devono ancora sfruttare le potenzialità della flessibilità e stanno perdendo opportunità concrete, sia in termini di risparmio economico, sia di maggiore stabilità di Rete.
Attraverso una completa implementazione dei servizi di flessibilità, infatti, si potrebbero ottenere benefici significativi, fra cui:
- un risparmio complessivo di 29,1 miliardi di euro grazie alla riduzione degli investimenti nelle infrastrutture di Rete;
- una riduzione del curtailment, il fenomeno che si verifica quando una parte dell’energia generata da fonti rinnovabili non può essere immessa nella rete elettrica e non viene utilizzata, di 15,5 TWh (equivalente al 61%);
- una riduzione delle bollette per i consumatori europei pari a 71 miliardi di euro all’anno.
Alcuni Stati dell'Unione Europea hanno diverse potenzialità della demand-side flexibility a disposizione ancora da sfruttare, lasciandosi alle spalle opportunità concrete di risparmio economico e maggiore stabilità di Rete.
In particolare, nei sistemi con un’elevata penetrazione delle fonti rinnovabili, la velocità di attivazione e la capacità di risposta rapida sono cruciali: quanto più rapidamente la flexible demand entra in azione, tanto più efficace è nel prevenire che la frequenza della rete scenda a livelli pericolosamente bassi.
Oltre a contribuire a stabilizzare la frequenza e la tensione della rete durante fluttuazioni improvvise o squilibri, il nuovo sistema energetico dovrebbe fare affidamento sui servizi ausiliari e i gestori dei sistemi di trasmissione dovrebbero aprirli a tutte le risorse, inclusi gli asset lato domanda presenti in abitazioni, uffici, veicoli elettrici, PMI e industrie. Questo enorme potenziale aiuterebbe a mantenere l’equilibrio e potrebbe prevenire pericolosi guasti a cascata.
Nel comunicato stampa che accompagna la diffusione in Italia della guida realizzata da smartEn, si trova anche un riferimento al blackout che ha coinvolto la penisola iberica e una parte della Francia il 28 aprile 2025:
è stato il risultato di una sequenza complessa di eventi, aggravati da carenze strutturali nel sistema elettrico. Sebbene non si possa affermare con certezza che l’attivazione di servizi di flessibilità della domanda di energia (Demand-Side Flexibility, DSF) avrebbe potuto evitare il blackout, un’implementazione più robusta e diffusa di questi servizi rappresenta un pilastro solido ed economicamente vantaggioso per la resilienza del sistema elettrico.
Garantire la stabilità, l'affidabilità e la resilienza di una rete dominata da fonti rinnovabili variabili richiede molto più che aumentare semplicemente il numero di pannelli solari e turbine eoliche.
Queste tecnologie devono essere supportate da una rete elettrica progettata appositamente per accogliere le loro caratteristiche e la loro variabilità.
Il rapporto di smarten sulla demand-side flexibility
Per sostenere la diffusione della flessibilità energetica a livello di decisori politici e stakeholder, smartEn - l’associazione europea del settore Flexible Demand Management di cui EPQ è Executive Member – ha realizzato la guida “Implementing EU laws: A guide to activate demand-side flexibility in the EU 27 Member States”, disponibile cliccando qui.